Regata sociale su sandoli a 4, Ass. Canottieri Giudecca, forse trofeo De Mattia, forse 1999
Per chi non lo sapesse, oltre al tipo di imbarcazione usata, alla tecnica utilizzata, al numero, età e sesso dei vogatori, le regate di voga alla veneta sono classificabili a seconda di chi le organizza e verso chi sono rivolte.
Tra chi fa regate c’è una classifica d’importanza non
ufficiale ma ovvia. Al primo posto ci sono le regate comunali, bandite con atto
pubblico dal Comune di Venezia; a queste regate punta chi vuole distinguersi
dal grande insieme rappresentato dagli appassionati di voga veneta. Un gradino
più in basso ci sono le regate intersociali: sono regate organizzate dalle
singole associazioni sportive (o altre associazioni) ma sono aperte agli
iscritti anche a società diverse da quella organizzatrice. Infine ci sono le
regate sociali: organizzate dalle singole società remiere esclusivamente per i
loro iscritti.
C’è da dire che in questa classificazione vanno aggiunte
le regate semi-comunali, ovvero quelle gare organizzate da una associazione
(non necessariamente una società di voga veneta) e patrocinate dal Comune.
Alcune di queste, nel tempo, sono entrate nel calendario delle regate comunali
a pieno titolo, altre hanno perso interesse e il Comune stesso non ha più
patrocinato l’evento.
Al giorno d’oggi ci troviamo in una situazione
particolare dovuta al gran numero di società e di regate a calendario e dovuta
al fatto che i praticanti agonisti-amatori sono un certo numero limitato di
appassionati, iscritti simultaneamente, ahimè, a molte società sportive.
Il calendario delle regate comunali e una preparazione
per queste gare che, nella media, impegna costantemente e senza troppe
distrazioni i regatanti, impongono che la maggior parte di regate non comunali
si organizzino da settembre ad aprile, salvo qualche eccezione.
Ecco quindi che da metà settembre inizia un fitto
calendario che impegna tutti gli appassionati in un modo che io ritengo
esagerato ed inutile.
Molti soci chiedono alle loro associazioni di organizzare
regate sociali ma spesso, pur accontentandoli, ci si ritrova con un basso
numero di iscritti per, essenzialmente, due motivi: 1) i vogatori interessati
alle gare minori non sono così numerosi; 2) molti dei possibili interessati
hanno già impegni per altre regate di altre società che si sovrappongono dato
che non è possibile inventare date diverse.
Questa situazione di stasi e di incertezza fino all’ultimo
momento mette in difficoltà chi organizza questi eventi che a pochi giorni
dalla gara deve decidere se annullare l’evento (con un mare di proteste dietro
l’angolo), se ordinare i premi per poi vedersi annullare tutto, se richiedere l’ordinanza
per la navigazione che una volta richiesta non si può annullare, o meglio
risulta poi scomodo quando poi queste situazioni vengono a ripetersi
continuamente.
Le soluzioni migliori per non incorrere in situazioni di
questo tipo sono:
- non
organizzare regate sociali ma intersociali, anche se questa soluzione è più
onerosa, impegnativa e vincolante dato che bisogna indire un bando con un
anticipo adeguato, telefonare per convincere/informare i vogatori ad
iscriversi, dannarsi anche l’anima perché la regata annunciata non venga
annullata, fatto che se avviene causa proteste che infastidiscono a morte gli
organizzatori
- ridurre
il numero di regate in programma durante l’anno
- evitare
il più possibile le barche a più di due remi, così sarà più facile trovare dai
14 ai 18 concorrenti, anziché dai 42 ai 60 che sono necessari per riempire le
caorline. Soluzione un po’ penalizzante da un punto di vista dello spettacolo
ma più in equilibrio tra chi vuol partecipare e chi deve organizzare
Avendo provato cosa vuol dire organizzare e partecipare a
questi eventi mi sento di dire che la maggior parte delle regate sociali e di quelle
intersociali sono inutili .
Un “quasi atleta” non ha bisogno di queste inutili sfide
da bar che si concludono in pasta e fagioli, panini, vino e dolci, anzi direi
che lo scopo principale è proprio quello di arrivare al dopo gara.Anzi, spesso questi eventi disorganizzano le tabelle di allenamento che seguono sforzi metodici e specifici.
C’è da dire che a me ha sempre dato fastidio la
partecipazione “per forza”, il dover iscriversi per far raggiungere il numero
di vogatori necessario, il dover farlo “per fare un piacere a qualcuno”.
Solo da un paio d’anni sono riuscito a svincolarmi da
questa “morsa” e devo dire che la scelta fatta è quella giusta per me; nel
tempo libero della domenica ho ritrovato la mia dimensione che è fatta di
laguna ma anche molto di montagna e di strade pedalabili.
Si potrà non essere d’accordo con tutto ciò, ma sono
convinto che limitando, quasi azzerando, il numero di eventi non Comunali si potrà far crescere l’attesa
per le gare che contano anche tra gli appassionati che in questi anni si sono
un po’ intiepiditi, forse stufi di così tante, troppe competizioni che non hanno
importanza e “sostanza atletica”.