sabato 20 novembre 2010

Voga Veneta a Venezia

 immagine tratta da "www.altomareblu.com" (ecco un link interessante)

Fin dai primi insediamenti in laguna è ovvio come l’andare in barca sia stata una necessità. Un po’ tutti noi veneziani e non sappiamo che la voga all’inpiedi è nata per far fronte alla necessità di spostarsi in un territorio formato da un continuo scorrere di canali, secche e barene. Immaginabile che le prime imbarcazioni siano state più rudimentali di come le conosciamo. Si spiega il guardare avanti, per controllare meglio la direzione ed eventuali ostacoli, e si capisce anche il fondo piatto delle imbarcazioni, per non restare incagliati nelle secche e, al contempo, per vogare in poca acqua.
La necessità di sviluppare le attività lavorative accompagna lo sviluppo della tecnica di voga. Ove ci fosse la necessità di propellere un’imbarcazione si usavano i remi e/o le vele. Ecco quindi che le attività maggiormente legate all’acqua e al trasporto veloce dei propri prodotti, come la pesca, la caccia e la vendita di prodotti alimentari agricoli hanno portato la voga alla forma attuale. È da aggiungersi giustamente l’attività legata al trasporto di persone in particolar modo quella del gondoliere (spesso chiamato "barcaròl"). È da dire però che nella storia veneziana l’attività del gondoliere o del barcarol non erano così redditizie come lo sono ora.
In questo contesto, dove i remi venivano usati per necessità, è abbastanza ovvio capire che con l’avvento del motore termico, applicato alle imbarcazioni, l’uso lavorativo della voga è andato scemando. Gli indubbi vantaggi della propulsione meccanica hanno ridotto la voga a passatempo salutista salvo per ciò che riguarda la professione del gondoliere.
L’attuale impiego sportivo dei remi ha salvato una parte della tradizione remiera. Tale impulso sportivo è stato dato principalmente dalla Vogalonga a fine anni ’70, stesso periodo nel quale sono sorte le numerose associazioni “remiere”.
Attualmente chi pratica la voga veneta a Venezia non credo abbia le idee molto chiare su cosa sia realmente la voga.
Da un lato ci sono i cosìdetti regatanti che dovrebbero coniugare la voga in modo puramente sportivo e professionale. In realtà pochissimi sono consci di dover essere veri atleti. La visione sportiva è molto legata alla tradizione e ognuno ha la sua particolare concezione tecnico-sportiva-tradizionale di quello che significa vogare ma per questo c’è una spiegazione dettagliata sul post “regate”.
Dall’altra parte ci sono gli amatori che sono molti di più e sono composti da semplici appassionati, ex-agonisti, pseudo agonisti, agonisti saltuari, mangiatori e bevitori, stranieri alla ricerca di un aspetto più vicino ai veneziani, aspiranti gondolieri, scolaresche coinvolte in progetti educativi.
Al giorno d’oggi è utile però fare una riflessione e cercare di capire quale potrà essere il futuro della voga veneta. La mentalità spesso poco avvezza alle novità di noi veneziani non è d’aiuto nel trovare nuove prospettive. Dal mio punto di vista stiamo commettendo l’errore di far evolvere la voga gloriandosi del passato e cercando di copiare l’immagine mentale che abbiamo del passato, immagine che spesso non coincide con la realtà trascorsa.
Non dobbiamo confondere l’aspetto agonistico con l’aspetto diportistico. Anzi sarebbe necessario separare nettamente i due mondi senza lasciare una sorta di limbo nel mezzo fatto di agonisti-diportisti che non saranno mai né agonisti, né diportisti.
Nella mia visione di voga veneta “tradizionale” (ovvero legata alla tradizioni, non sport) vedo di buon occhio l’aspetto conviviale che l’andare in barca porta con sé. Sarebbe opportuno però alzare un po’ il livello culturale medio degli amatori della voga. Molti di quelli io considero realmente amatori (cioè chi non si pensa di far gare) sono in realtà persone spesso culturalmente progredite e consone ad una visione più moderna di voga veneta. Magari una visione meno "veneziana" ma lontana dalla volgarità, dalla sguaiatezza, dall'eccesso e dall'ignoranza che sta mediamente, purtroppo, alla base di questo mondo.

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