lunedì 24 gennaio 2011

Considerazioni sul progetto per i nuovi impianti sciistici a San Vito di Cadore

Visto che, ottimamente, l'amministrazione comunale Sanvitese ha aperto un dibattito sul progetto per i nuovi impianti sciistici, pubblico l'estratto della lettera che ho inviato per far conoscere le mie impressioni a riguardo.
Riassumo quindi i link a siti che parlano di questo progetto:

UPDATE:
- www.nuovagenerazione.it (sito del gruppo di maggioranza che contiene anche tutto il progetto)
- www.comune.sanvitodicadore.bl.it (sito ufficiale del comune di San Vito di Cadore -BL)
- pagina Facebook 1, appositamente creata per promuovere l'opera.
- pagina Facebook 2, gruppo a iscrizione previo richiesta nella quale i sanvitesi discutono dell'opera
- notizia del CAI Veneto: www.caiveneto.it
- Sito che raccoglie impressioni, dati e ragionamenti CONTRO gli impianti: www.pelmo-mondeval.it

articoli di giornale:
- Corriere delle Alpi: 1, 2, 3, 4.
- Il Gazzettino: 1, 2.

Ed ecco l'estratto della mia lettera. Ho escluso da questo intervento alcune precisazioni di carattere personale e che comunque non hanno nessun riferimento all'argomento in questione.
Visto che state dando la possibilità di esprimere dubbi e/o apprezzamenti, opinioni, suggerimenti e quant’altro ho deciso, dopo una lunga riflessione non facile, di inviarvi questa mail con le mie opinioni personali a riguardo del progetto per il nuovo comprensorio sciistico.
Sono un ospite di San Vito da 26 anni (ne ho 32) e sono cosciente del fatto che potranno intervenire al dibattito in modo attivo solo i residenti, com’è giusto che sia. Ciò non toglie che possiate tener conto del parere dei vostri ospiti di lunga data.
Chiarisco subito che il mio modo di pormi verso San Vito non è: “vado a San Vito per andare in vacanza” ma “vado a San Vito per contrastare la socialità e il contesto naturale che mi attornia nella mia città, Venezia, vivendo il più possibile nel modo usuale a chi abita da sempre in questo paese”.
Ho dovuto riscrivere varie volte il testo di questa mail perché la mia contrarietà al progetto non venga fraintesa e quanto affermo venga classificato come posizione politica o di un estremismo ambientale controproducente a tutti.
Nei giorni scorso ho avuto modo di scrivere altri messaggi a Sanvitesi che conosco (e non) e nell’occasione ne ho conosciuti altri. Ho avuto modo di scambiare opinioni per cui non voglio entrare in polemica con nessuno, almeno in questa sede. Vorrei solo, nel piccolo, fornire il mio contributo al dibattito globale.

Per quanto riguarda il progetto, da ingegnere, posso affermare che è… un progetto. Ovvero che segue e si snoda attraverso la normativa. Quindi da quel punto di vista c’è poco da commentare. Certo è redatto “a favore” degli impianti ma d’altra parte un progetto deve anche convincere per essere valido. Se i primi non convinti sono i progettisti allora forse il progetto stesso nascerebbe già sotto un’ottica sbagliata. C’è inoltre da dire che i professionisti quando eseguono un lavoro spesso sono attratti dal risvolto economico, molto vantaggioso a loro riguardo. Io personalmente ho un altro modo, più etico di pormi di fronte all’idea del guadagno ma queste sono considerazioni personali, magari da ingegnere alle prime armi. Sottolineerei due punti che proprio non mi convincono della relazione paesaggistica, anche da tecnico.
­       Il primo a pag 28, verso la fine a commento della figura 5.9: “Sicuramente la geometria delle piste richiama l’intervento antropico, ma occorre anche ricordare che la zona delle Rocchette è comunque prossima ai principali caroselli sciistici e l’occhio del turista è già preparato ad integrare nella sua visione tali sistemi turistici
Non so a che genere di turista insensibile si faccia riferimento ma certamente questa espressione non giova a nessuno. Sarebbe stato meglio che questa frase non fosse inserita. Nel mio caso, non solo la mia vista è infastidita dalle strisce di prato “forzato” a forma di serpente ma non mi abituerò mai alla vista delle piste di qualsiasi comprensorio sciistico. Diciamolo: sarà anche economicamente valido ma esteticamente è proprio deturpante.

­       Il secondo a pag 31 a commento della fig. 5.14: “Le due stazioni motrici delle seggiovie esaposto che salgono rispettivamente da Rio Cordon e dal Taulà de Ruoibes convergono sulla cresta del Col de la Steles, modificandone indubbiamente lo skyline naturale.”
Questo è un errore formale “tecnico”. Lo skyline rappresentato in foto è tecnicamente la cresta del Pelmo e non la cresta del Col de la Steles. Per cui in quella foto non si va a modificare lo skyline ma propriamente il Pelmo, o meglio la sua visuale in quel punto.

Poi ci sono altri dettagli e alcuni punti poco chiari anche altrove ma avendo scritto varie volte questo testo, prima di arrivare a questa versione definitiva, ho ritenuto metterne in evidenza solo quei due aspetti. Altrimenti la mia sarebbe risultata una controrelazione e non è il mio ruolo ma quello delle istituzioni di controllo e di verifica durante l’iter approvativo.

Sull’analisi dell’impatto socio-economico si giocano maggiormente le potenzialità dell’impianto.
Da veneziano del centro storico ho qualche dubbio che alla lunga il vostro progetto possa realmente portare un vantaggio economico per la vallata o almeno per San Vito e Selva.
Pur con l’intento poi di utilizzare le risorse a favore di interventi anche in ambito comunale, la ricchezza prodotta dall’indotto verrà probabilmente distribuita in modo iniquo sulla popolazione. Mi spiego meglio. Chi è socialmente debole e non in una posizione o possibilità imprenditoriale legata al turismo non avrà nessun introito. Il Comune cosa farà nei confronti di queste persone? Regalerà loro denaro affiche il loro reddito possa avvicinarsi a quello dei proprietari degli impianti, dei proprietari dei terreni, dei proprietari degli alberghi, appartamenti e altre attività “turistiche” commerciali?
Mi chiedo poi se veramente il prezzo delle case per i residenti scenderà e non succederà come a Venezia o a Cortina dove i prezzi delle case continuano ad aumentare a dismisura, anche se il settore dell’edilizia si dice “in crisi”. Questo lo so bene perché ci lavoro… e io sinceramente la crisi non la vedo anche se non sono in una posizione imprenditoriale. Sarà che forse ritengo più che sufficiente il mio stipendio ma vedo, anche nel mio mondo del contrasto sociale a volte indisponente: tempo fa’ un mio ex-datore di lavoro si lamentava della congiuntura economica che lo costringeva a ridurre stipendi e a licenziare per poi però comprarsi un’auto aziendale da 60.000 Euro. Questa considerazione esula dal contesto della relazione ma l’ho volutamente lasciata a titolo esplicativo degli errori che alcuni imprenditori con pochi scrupoli morali e sociali possono commettere.
Tornando alla relazione dell’impatto socio-economico, ripeto, non vorrei che nel tempo questo collegamento, a fronte di porsi come un’opportunità in questa fase iniziale, si riveli una bomba sociale per le generazioni future, per i nostri (cioè vostri) figli.
Sempre a livello economico c’è anche da capire che tipo di turista volete ospitare. Da quello che si capisce volete quel genere di turista danaroso che sia contento di spendere perché sta pagando un servizio. Questa non è la mia mentalità di pormi in un contesto turistico. Sarà che da veneziano “anomalo” odio il turismo e le masse di persone ma non trovo moralmente corretto sfruttare l’ambiente in modo vacuo, solo per far scendere dalle piste persone che hanno un concetto commerciale della montagna. Lungi da me considerare la montagna un luogo di sola poesia e romanticismo. La montagna, come d’altra parte la “mia” laguna, è un luogo abitato dalle persone che hanno deciso di abitarlo e come tale va preservato cercando di intervenire in modo moralmente corretto e non ponendo l’arricchimento personale come scopo reale, anche se mascherato da intenti sociali a larga scala.
Capisco che il problema è comunque complesso e non può limitarsi ad analisi emotive. Le soluzioni alternative, forse a più lungo termine, e sicuramente meno vantaggiose economicamente, si potrebbero ricercare in una gestione diversa del territorio e delle sue risorse. Certamente riconosco che certe leggi di carattere nazionale non incentivano per esempio uno sfruttamento reale della attività di pascolo e agricoltura, come avviene per esempio in Alto Adige, ma riterrei più corretto iniziare una battaglia in campo politico nazionale su questi aspetti, piuttosto che pensare alle piste. Oppure fare entrambe le cose ma dando una scadenza assolutamente vincolata ad una dismissione degli impianti dopo 15 (o 20) anni dal loro avvio. Ritengo che però a questa alternativa, a fronte di introiti continuativi nel tempo, verrebbe a meno in futuro, al momento della prevista de-antropizzazione dei luoghi.
Pensando poi alle attività di pascolo, si sa che andrebbero comunque a tagliare bosco ma di fatto ripristinerebbero un modo più corretto e meno invasivo nell’impatto territoriale. Il pascolo non ha certo bisogno di impianti di risalita e di tagli visibilmente deturpanti a strisce nel bosco. Il pascolo poi allontana il concetto invasivo di turismo e quindi l’indirizzamento globale del turista andrebbe in una direzione di consapevolezza territoriale, cosa che le piste non insegnano a chi alla montagna non si avvicina in modo alpinistico o residenziale stabile (cioè non da turista).

Venendo poi ad altre questioni legate a San Vito, sarei favorevole ad interventi a fondo valle, cioè in paese, per migliorarne l’abitabilità. Penso ad esempio al famoso by-pass, previsto nel prg e poi forse modificato, forse sospeso (sinceramente non so a che punto sia la questione). Sarei favorevole a strutture nell’ambito dell’abitato, atte ad attirare turismo consapevole come musei, sale congressi, nuovi insediamenti universitari e di ricerca. Certo, come detto sopra, mi rendo conto che da questo tipo di turismo si ricava poco.
Ma faccio anche un paragone estivo: la pista ciclabile. Essendo inserita in un contesto di fondo valle e di facile percorrenza anche ai meno allenati, attira sempre più interesse. Perché allora  rivolgere lo sguardo verso interventi che non vanno a intervenire in zone non antropizzate d’alta quota ma restino in ambito già antropizzato di fondo valle?

Un ultimo aspetto, legato alla legalità e alla correttezza degli operatori turistici.
Inviterei l’amministrazione di San Vito a controllare capillarmente le agenzie immobiliari. So per certo che almeno una di queste (non posso certificarlo per altre), nei contratti d’affitto della durata di un mese barano un po’. Essendo che il contratto oltre i 25 giorni andrebbe registrato, pagando le tasse previste, il trucchetto sta nel dichiarare un contratto di 25 giorni ma affittare gli appartamenti per un mese o più. In questo modo giustificano che l’ospite pagherà meno (cioè non pagherà la tassa). In questo modo però l’ospite stesso viene a perdere alcuni vantaggi e riconoscimenti. Inoltre viene falsato il dato sul turismo che poi, nell’analisi di impatto economico determina cifre, sulla carta, minori dei soldi che realmente girano nel vostro ambito locale. So per esperienza che comunque chi ha già soldi a sufficienza si lamenta che sono sempre troppo pochi e questo è un male dell’individuo che andrebbe curato.

Concludo questa lunga mail: chiaramente la mia non è una posizione favorevole agli impianti in quell’area. Per me ne viene a perdere da un punto di vista naturalistico una delle poche porzioni di territorio rimaste incontaminate. La mia posizione sarebbe, anche in altre località extracadorine, di eliminazione, o almeno riduzione della portata e del numero degli impianti di risalita, proprio per disincentivare il turista che ha nel suo concetto di base il capitalismo più becero e antimorale, ovvero chi afferma: “ho i soldi, pago, quindi esigo servizi, esigo divertirmi”. Io personalmente pagherei (nei limiti delle mie possibilità) proprio per non intervenire sul territorio in questo modo. Lo farei anche nella mia laguna, non è un concetto che ho solo per la montagna ma comunque mi rendo conto di essere isolato. Io sono dell’idea che se voglio riposarmi mi basta una sedia, un letto. Non mi serve arrivare per forza dove magari con le mie forze non riesco.
Comunque non vogliate prendere il mio intervento come un no assoluto alle vostre, giuste, volontà di non soccombere all’economia attuale.

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