venerdì 21 gennaio 2011

La cultura del facile

Da sinistra in alto: un pilone di un'abominevole seggiovia, una fastidiosa spiaggia sfruttata economicamente, un cafoneggiante yacht, la sala di un ristorante, un'auto blu da più di 100.000 euro, una delle camere


Ormai da un po’ di tempo ne sono convinto e ciò che vedo attorno a me non mi lascia scampo dall’esimermi a fare questa considerazione: siamo sopraffatti dalla cultura del “facile”.
E quello che è grave è che se fino ad oggi, spesso, il comodo e il facile lo si è cercato inconsapevolmente, ora lo vogliamo trovandone anche pseudo giustificazioni plausibili.
Ovvio che l’uomo per sua natura sia alla ricerca, anche non volontaria, di modi per agevolarsi la vita ma credo stiamo esagerando oramai.
L’uomo a differenza degli animali può studiare la sua storia passata e da essa trarne insegnamento, ma sembra che non ci sia la volontà di studiare e di mantenere viva almeno la memoria storica. Credo che se la mia generazione mantenesse viva la memoria storica dei propri nonni, si andrebbe verso una presa di coscienza reale, che però sembra appartenere a pochi.
Come commentavo ad uno dei miei post, ricordo che nel 1994 mio nonno, sentendo parlare il premier appena eletto disse: "Ecco... questo xe un altro Mussolini! Non so quando, forse fra 10 anni, ma el se mettarà in affari co quei della Lega".
Beh... sono passati un po' più di dieci anni ma la previsione fu azzeccata in pieno.
Non è un problema di essere di sinistra o di destra, è una problematica morale. Non voglio scagliarmi solo contro l’attuale governo. Quello di mettere i propri affari davanti a tutti è, ed è stato, un problema della politica anche prima di Berlusconi. Penso alla vicenda “mani pulite” o penso a situazioni che non sapremo mai, antecedenti e successive a quelle vicende.
Ma, politici a parte, mi stupisco della gente comune che si lascia convincere da questo modo di proporsi.
Mi chiedo: o siamo (sono) così ignoranti da non accorgersi che ciò che viene proposto è solo aria, o ancor peggio molti dei voti ricevuti, per esempio dall’attuale maggioranza, provengono da chi ha degli interessi simili o uguali a quelli del premier attuale. E la gente “normale”, quelli che portano a casa dai 600 ai 2500… anche 3000 euro al mese (magari anche di più se con famiglie numerose) dove sono? Chi hanno votato quelle persone? Perché anche molti di quelli hanno votato questo governo?
Mi stupisco poi dei leghisti, che per il federalismo sempre promesso e ancora mai realizzato da B., hanno appoggiato e votato quindi anche il PDL. Cioè non è che mi stupisco dei vertici del partito ma mi stupisco di tante persone sveglie che si sono lasciate abbindolare in questa proposta politica.
Mi stupisco ancora di più dei leghisti perché con la scusa della storia e della propria cultura chiedono diritti che potrebbero essere messi in pratica anche riconoscendo lo stato italiano. Le culture locali fanno parte dell’Italia e non sono indivisibili dal territorio nazionale. Questa smanìa di volersi chiudere in sé stessi porterà danni ancora più gravi in futuro, se non invertiamo rotta subito.

E torniamo al concetto del “facile”: oggi con la scusa delle comodità non si vuol rinunciare più a nulla e soprattutto non si è in grado di farlo.
Con la scusa del facile (il guadagno facile, il divertimento facile, il turismo facile) stiamo distruggendo la natura, anche quella vicina a noi e che dovrebbe essere salvaguardata con ancora più attenzione da chi abita quei luoghi sempre più barbaramente sfruttati.
La crisi che obbliga quindi tutti a risparmiare diventa quindi un peso insostenibile non solo per chi faceva già fatica a tirare avanti (vere vittime di tutto ciò) ma soprattutto per chi aveva un tenore di vita medio alto e dentro di sé non ha la volontà (e la capacità) di rinunciarvi. Ecco che chi andava in ristorante o in pizzeria dalle 2 volte al mese in su, o chi andava al cinema, o chi andava a sciare con regolarità, o chi era abituato a fare “shopping” (termine che mi fa vomitare!) si sente improvvisamente povero. Bene. A questo punto io mi rendo conto di essere sempre stato povero allora visto che a sciare ci vado rarissimamente, molto di più ultimamente da quando ho imparato a non usare gli impianti di risalita; in pizzeria o pub ci vado una volta ogni 6 mesi forse, se per caso capita, se proprio non posso farne a meno e sempre che si spenda poco cioè non più di 20-30 euro; shopping non lo faccio mai, programmo gli acquisti ma non vado in giro per negozi a comprare e neanche a guardare, se non ho interesse a farlo. Potrei continuare con un elenco lunghissimo di cose che sono ritenute normali e che né io, né la mia famiglia mi ha mai abituato a fare.
E d’altra parte sono convinto però di aver avuto tutto dalla vita, anche cose che altri non potranno mai avere.
Anzi, a dir la verità mi sto convincendo sempre più che dobbiamo cominciare a rinunciare di più di quanto si possa fare perché lo impone la crisi. Non dico sulle cose essenziali (è su questo che la crisi grava, su chi non può permettersi l’essenziale) ma su quelle superflue. O almeno dobbiamo valutare con criterio e rispetto morale verso chi non può permettersi ciò che ognuno di noi può permettersi nei confronti di altri meno fortunati.
E ho già cominciato a far rinunce di questo tipo. Certamente è anche troppo che ne parli qui, non voglio essere un santo. Anch’io commetto i miei errori e devo cercare di migliorarmi su quelli, che sono punti deboli nei confronti della società, prima ancora che verso se stessi.
Mi chiedo però perché, pubblicamente tanto quanto posso fare io col mio blog, non sia la nostra classe dirigente ad esporsi e a dire: “Devo rinunciare, devo scegliere la strada più difficile”.
Diciamo infine che, con la sua particolare teoria, tutto questo rientra nel concetto di vita di uno degli autori più controversi e allo steso tempo affascinanti di questi tempi, il montanaro Mauro Corona.

1 commento:

marco ha detto...

Oggi ho letto questo post, condivido, diciamo al 95 per cento. Non sei l'unico a vederla così, ti rispondo però per solidarietà, consapevole che le cose, purtroppo, non cambieranno mai.