venerdì 3 dicembre 2010

Fanes - ruote, niente voga!


 La discesa in Val di Fanes - 2006

26 Agosto 2008.
La giornata scelta non era il massimo da un punto di vista meteo, ma le condizioni di questi giorni mi hanno obbligato a fare un tentativo lo stesso questa mattina. Alla partenza da casa da S.Vito di Cadore, alle 7.00, le nubi non lasciavano capire se ci fosse stato qualche spiraglio, come da previsione. Ed infatti, nonostante il meteo dell’Arpav di Arabba avesse assicurato la presenza di schiarite e bassissima probabilità di pioggia, all’inizio della salita vera ho dovuto indossare la mantellina. In particolare il primo strappo su asfalto l’ho dovuto affrontare sotto uno scroscio violento. Poi vento. Per fortuna la velocità è bassa e la temperatura non è così fastidiosa come può sembrare. 14 gradi con la pioggia non sono poi così male, anche perché faticando vado meglio con le basse temperature. Appena però nel falso piano, ancora su asfalto, finisce tutto: sia la pioggia, sia il vento. Ed effettivamente (sono le 8.00) si apre anche qualche squarcio… meglio così!
La salita facile, esclusa la rampa poco dopo il tornante di S.Uberto, non mi ha stancato. Più che altro il mio ritmo è stato un po' più lento del solito, sia per risparmiarmi per dopo, sia perché probabilmente partendo più presto del solito l'organismo doveva "abituarsi"
Proseguo. Fino a Campo Croce la salita non comporta impegno particolare, in più i turisti cafoni della montagna a fatica zero ancora non ci sono perché le navette partono solo alle 9.00.
Solitario in alle sorgenti del Boite, come piace a me, mi fermo a togliere la maglia più pesante.
Ancora poche centinaia di metri e la salita, un po’ per la pendenza molto di più per il fondo sconnesso, diventa impossibile e mi costringe a scendere.
È la Val Salata che sale portandomi sull’altopiano di Fanes. Secondo me uno dei posti più belli al mondo, peccato sia frequentato in malo modo a causa di un turismo che porta in quota anche chi non riesce a camminare per più di 10 minuti. Fosse per me dovrebbero starsene tutti a casa!
Risalito sulla mia mtb affronto gli ultimi metri di dislivello in salita, di questa salita.
Ecco, freddo e vento. Mi rivesto, sarà la prima di una lunga serie. Controllo anche il cardiofrequenzimetro e sono stato quasi sempre al di sotto della frequenza di soglia. Bene così perché di salita ce n’è un’altra. Si attraversa il confine fra Veneto e Alto Adige. Inizia la discesa, prima tranquilla fino a Fodara Vedla, poi più ripida, fino a diventare un toboga di cemento dove, in casi come questo bisogna fare attenzione perché con la superficie bagnata (ha ripreso a piovere) è molto facile scivolare su queste pendenze davvero notevoli. Nel frattempo ho dovuto mettere anche i guanti lunghi.

Dopo il lago Piciodel la strada sale di nuovo, fino al rif. Fanes - 2008

Lascio il rifugio Pederù alla mia destra e proseguo senza fermarmi in direzione Rif. Fanes., contanto i chilometri che mancano alla fine della salita sul ciclocomputer. Smette nuovamente di piovere ed esce un timido sole. A questo punto una nuova micro sosta è necessaria per spogliarmi di nuovo. I tempi sono buoni e considerando che ho risparmiato forze posso dare gas e tentare il record personale su questo anello. La fatica si fa sentire e questa strada potrebbe ingannare perché non lascia troppe pause. È una salita continua con qualche strappo, solo un breve tratto di falso piano al lago Piciodel. Niente di tecnico, solo forza da misurare o da scaricare sui pedali. Quest’anno l’allenamento per la Dolomiti Superbike ha avuto il suo effetto. Probabilmente avrei potuto affrontare con più ritmo anche la prima salita ma in fondo va bene lo stesso. Supero molti pedoni stanchi, molto più stanchi di me, che mi guardano con sguardi persi nel vuoto. Supero anche qualche mini gruppetto di 2-3 biker che mi lasciano strada. Pur non forzando eccessivamente non riesco ad andare più piano di così.
Alle 10.35 sono al rif. Fanes. La salita non è finita e manca l’ultimo strappo. Spesso il fondo stradale di questo tratto può mettere un po’ in difficoltà ma stavolta a farmi fermare è la pioggia, di nuovo! Quindi riindosso la giacca impermeabile e risalgo in sella. Le roccie rese viscide dall’acqua mi costringono a scendere e risalire più di qualche volta ma il più ormai è fatto. La salita termina assieme alla pioggia ma non c’è tempo di fermarsi di nuovo. Velocemente passo a fianco del lago di Limo e poi proseguo. Devo rivestirmi perché c’è il sole ma è aumentato il vento, giustamente sono in forcella. Inizia così la discesa in val di Fanes, dapprima un po’ tecnica fra sassi di dimensione fastidiosa per le ruote, poi in pietrisco più profondo e maggiormente pendente. Gli incroci con alpinisti e non, a piedi, si fanno più frequenti, così più di qualche volta sono costretto a fermare la mia discesa. Certamente non è pensabile percorrere questi sentieri come fossero single track da downhill ma anche fra i biker c’è chi non ha molta cultura della montagna e così capita sempre più spesso che in questi posti ci sia qualche pazzo che pensa di poterli affrontare a velocità elevata con pericolo per gli altri (soprattutto).

 Il ponte sul Rio di Fanes, a Pian de Loa - 2007
 
Intanto la pendenza diminuisce e si rientra in territorio Cortinese. Ancora qualche rampa e poi si entra definitivamente nel bosco, segno che ci stiamo avvicinando a Fiames.
Le gambe nei tratti tecnici precedenti di discesa cominciano ad accusare un po' la fatica ma in fondo è sopportabile. Il battito cardiaco ormai è da più di 20 minuti che è sceso a ritmi da "riposo".
Ancora 5 minuti e sono a fondovalle. Il più è fatto. Ora restano i 12-13 km che mi separano da casa ma non sono neanche confrontabili ai 40 circa della parte centrale di questo giro. La temperatura, qui a 1300 metri è ormai di 24 gradi e quindi nello zaino finiscono definitivamente i vari indumenti usati per difendermi.
Ormai in rientro, mentre attraverso Cortina, mi suona il cellulare. E' la Canottieri Giudecca... e cosa vogliono? "Pronto? Sì... no, sono in montagna... che corteo? Beh... credo di no! No!... mi ha stufato! No, no... niente ripensapenti! Ok, datemi i nomi, chiamo io, la barca ve la organizzo lo stesso... ma quel giorno io non ci sarò"
Infatti tra 2 domeniche, la domenica della storica, me ne starò lontano, lontanissimo da Venezia e tornerò fra le "mie" montagne, almeno qui mi sentirò più a casa che in mezzo alla confusione remiera che si perpetua ogni anno la prima domenica di Settembre.

In rientro verso S. Vito, a Socol, sul tratto ciclabile nuovo - 2009

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