Nell’ultimo anno non ho
scritto molti post in questo blog, soltanto 5 e per lo più senza venature
polemiche forti come invece è avvenuto nel 2010-11, periodo di nascita di
questo spazio virtuale.
Non ho scritto molto non per
mancanza di argomenti ma perché mi sarebbe sembrato di essere un disco rotto e
tutto ciò non è intonato al mio modo di essere. Non ho mutato idea in questo
periodo sui temi che più hanno caratterizzato i miei scritti ma non ho ritenuto
di alimentare polemiche inutili. Polemiche che poi si rivelano sterili nel
contesto della voga veneziana.
Oggi invece sono qui a
scrivere su un fatto del tutto personale, su un’esperienza che sta per
concludersi. Ero un po’ indeciso se aspettare i primi giorni di Marzo ma di
fatto non cambia nulla anche perché in merito a quanto sto per scrivere avevo
deciso già da un bel po’, forse già da due anni.
L’associazione sportiva, la
Canottieri Giudecca, di cui faccio parte rinnova il Consiglio direttivo ogni
due anni e l’assemblea che voterà i nuovi consiglieri si terrà il 3 Marzo,
quindi tra circa 2 settimane.
foto di A.De Nardis
la sede della Canottieri Giudecca, a volte definita mia "seconda casa" per il tempo trascorso qui dentro
Era il 2003 quando sono stato
eletto per la prima volta nel direttivo della società e da allora sono passati
10 anni. È arrivato ora il momento di farsi da parte. In questi giorni ci sono
state le “dimissioni” del papa ma non vorrei fare paragoni di questo genere,
anche perché le due cose sono ben diverse e le mie motivazioni hanno ragioni
completamente opposte. Non è il fatto di non essere in grado a ricoprire il
ruolo da consigliere che mi spinge a lasciare, quanto piuttosto la mancanza di
tempo da dedicare nei momenti “clou” (ovvero quando serve darsi da fare in modo
pratico).
Ammetto che però una certa “stanchezza”
si fa sentire. È una stanchezza legata al proporre novità, nuove cose, nuovi
modi di pensare: purtroppo in questo contesto veneziano, quando si propone
qualcosa di nuovo non si ha mai un riscontro positivo ma sempre essenzialmente
reazioni circospette. Nel tempo quindi ho perso la capacità di entusiasmarmi
per le piccole regate, magari poi snobbate da tanti; nel tempo i problemi di
relazione e comunicazione con le persone che ruotano attorno a questo mondo
sono sempre gli stessi. Eppure il mondo prende continuamente strade nuove e
invece qui siamo un po’ troppo fossilizzati. Forse siamo un po’ pietrificati
nella mente.
Un bilancio personale sulla
mia esperienza decennale però va fatto e non è negativo.
Per come è strutturata l’elezione
del Consiglio Direttivo, mi riferirò a mandati biennali. I primi tre mandati
sono stati quelli più interessanti dal mio punto di vista, quelli durante i
quali ho partecipato più attivamente nel mondo variopinto della voga veneziana,
quelli durante i quali ho imparato come funziona questo strano contesto, tutto
locale e poco o nulla realmente capace di guardare oltre un perimetro di,
mediamente, 20km.
L’esperienza però è stata
positiva e, soprattutto ad un giovane, può servire a capire molti aspetti della
vita sociale. Per “sociale” in questo caso non intendo solo l’aspetto legato
all’associazione sportiva ma, più in generale, usando un termine in voga in
questi giorni, alla società civile.
Per quanto piccolo sia lo
spaccato che ti si presenta davanti, si tocca con mano come i poteri politici
condizionino scelte banali, come un certo modo errato di far avanzare la
civiltà ti imprigioni dentro a certe scelte spesso da te indipendenti.
Si impara però anche a saper
essere rigidi o elastici a seconda dell’occorrenza. Si osservano molti aspetti
antropologici della società, delle persone. Insomma l’esperienza da
consigliere, è dal mio punto di vista, formativa e utile per maturare.
Bisogna però aver bene in
chiaro che essere un dirigente di società sportiva non è un incarico di potere,
cosa che forse non è del tutto chiara a tutti. Anzi il dirigente in questo
caso, è un volontario al 100%: ci si mette a disposizione infatti totalmente in
modo gratuito, rinunciando a qualsiasi forma di compenso.
Il limite dei consigli
direttivi delle associazioni sportive è che spesso i consiglieri sono sempre le
stesse persone per tanti, troppi anni. Sarebbe necessario invece un rinnovamento
continuo, pur sempre in continuità con le linee programmatiche passate. Infatti
in due anni molti progetti non riescono a concretizzarsi per la lentezza degli
enti pubblici con i quali spesso si ha a che fare e bisogna sempre procrastinare
anche scelte importanti che limitano lo sviluppo della società sportiva stessa.
Altro fatto positivo è stato
il vedere da molto vicino come funziona una federazione come la FIC e come sia
diverso l’atteggiamento agonistico e societario tra gli atleti di canottaggio e
tutto il resto. Per quanto giovani, questi ragazzi, nel tempo, crescono con
valori e princìpi sportivi di alto livello. Insomma, non sto dicendo che chi fa
voga veneta non possa essere un degno campione anche nella vita ma si notano
delle evidenti differenze di approccio alla vita societaria. Nella media, l’atleta
di canottaggio ha uno spirito di appartenenza maggiormente sviluppato rispetto
a quello di un regatante di voga veneta.
In quest’ottica sono un po’
amareggiato per come non sono stato in grado di portare avanti un altro
progetto interessante e valido, quello promosso dalla FICSF, ovvero il progetto
VIP750, di cui tanto ho parlato in questo blog. Esperienza dal mio punto
positiva ma non compresa da chi avrebbe potuto praticarla. Posso sempre dire
che la specialità VIP750 è sempre a disposizione e la società potrà rientrare
quando lo vorrà. Ma non vedo le condizioni giuste. Siamo troppo concentrati sul
contesto locale, mentre il canottaggio FIC, all’interno della società, ha una
sua forma strutturata che però non contagia altri ambiti.
Sempre in questi 10 anni ho
vissuto da molto vicino le polemiche relative alla gestione del Coordinamento
delle remiere (e anche di questo ne ho parlato abbastanza nel mio blog): il
fatto che più mi dava fastidio era sentire dirigenti di altre società pronti a
prendere sulla carta decisioni importanti e poi “spegnersi” (con anche forme di
servilismo) al momento di attivarsi in modo pratico contro certi personaggi e
certe scelte poco opportune. Anche in questo senso devo dire che non è cambiato
molto, purtroppo.
Come dicevo poco sopra, i
primi tre mandati sono stati quelli che ho vissuto con maggiore intensità. Sono
stati anche quelli durante i quali la società è cresciuta moltissimo in termini
numerici e di contenuti. Sono stati anni passati a conciliare le esigenze della
società con quelle, un po’ egoistiche, dei regatanti. Il mio ruolo infatti, in
quel periodo, è stato di consigliere per la voga alla veneta. In realtà eravamo
sempre in due consiglieri con questo incarico per dividersi il lavoro.
Soprattutto il terzo mandato,
quello del 2007-8 è stato da me vissuto con maggiore intensità decisionale,
dove stavo un po’ alla volta portando a compimento alcune idee che mi erano
venute negli anni. Anche se a molti non dirà granché, ricordo con particolare affezione
l’organizzazione della regata “Valesalonga”, 20 km alla valesana. Progetto che
poi è andato un po’ morendo: l’anno successivo perché il meteo non era
favorevole e c’erano pochi concorrenti; come previsto nel bando, la regata è
stata annullata (non senza polemiche ma se una cosa era chiara e scritta nel
bando non vedo perché andare contro al bando stesso cercando di recuperare per
forza la gara). Nel 2010 invece ero impegnato per questioni private e così ho
rinunciato in partenza ad organizzare l’evento. In realtà il progetto “Valesalonga”
era solo all’inizio e prevedeva qualcosa di molto più faticoso e, forse, spettacolare.
Forse, da esterno rispetto al consiglio, può darsi anche che mi torni la voglia
di impegnarmi per un breve periodo dell’anno e proporre l’evoluzione che ho in
mente da tempo. Magari anche partecipandovi.
Gli ultimi due mandati,
invece, sono stati un po’ sottotono. Ho cambiato incarico, occupandomi della
gestione tecnica di alcuni aspetti informatici. Qui mi faccio autocritica
dicendo che spesso non sono stato all’altezza. Mi è mancato essenzialmente il
tempo. Non voglio comunque trovare scuse, diciamo che forse era un ruolo non
adeguato al tempo che realmente disponevo. Infatti per operare in modo attivo
non basta solo pubblicare contenuti in rete o gestire questioni tecniche ma
bisogna anche aggiornarsi e imparare a fare cose che magari non si sono mai
fatte. E per fare ciò si distoglie tempo al proprio lavoro e ad altri interessi
personali.
Infine, volevo ricordare
alcune persone in particolare. All’interno della società ci sono persone
presenti da molti anni e andrebbero citate tutte, dalla storica ex-presidente
al vecchio direttore di cantiere, dal tesoriere all’ex-segretario, dal
presidente al vicepresidente etc. etc., persone che mi hanno dato qualcosa, chi
in un modo, chi nell’altro. Non voglio quindi fare un elenco di nomi perché
tutte sono persone valide che mi hanno aiutato a crescere in tutto questo tempo.
Vorrei menzionarne tre che forse non hanno avuto tutta la visibilità che hanno (o
hanno avuto) altri consiglieri. Il primo è Enzo Paolo Montin, che purtroppo non
è più tra noi da qualche anno. Spesso col suo carattere un po’ criticato è
stata la persona che mi ha guidato anche nell’essere consigliere durante il
primo mandato e che mi ha anche seguito nel mio “inizio-carriera” da regatante
di bassissimo livello, anzi io direi da vogatore.
La seconda persona è Giuseppe
Greco che probabilmente è stato colui che mi ha “portato” all’interno del
consiglio. Mentre la terza è Claudio Carrettin: il suo ruolo da consigliere
della voga veneta (per 3 mandati se non sbaglio) è stato fondamentale per
ricucire la fiducia tra regatanti e società che si stava un po’ rompendo a fine
2004. Personalmente ho rispettato la sua scelta di ritirarsi dal consiglio ma
credo che, più di altri, la sua presenza sia stata un fattore chiave per
comunicare con i regatanti nostri soci. Credo che negli ultimi anni la mancanza
di quel tipo di dialogo si senta.
Ci sarebbe ancora molto da
raccontare di questi 10 anni ma non voglio dilungare ancora il post.
Dal 3 Marzo quindi non sarò
più Consigliere dentro quella che ormai definivo “mia” associazione. Resterà
sempre la “mia” associazione. Ne resterò socio, anche se forse, dopo tutto
questo tempo, tutto ciò sembra una specie di addio. A parte l’impressione
iniziale, credo che ne gioverò.
Spero quindi che, scaricato da
alcuni pensieri, possa riprendere a pubblicare con più frequenza all’interno di
questo blog.
Chiudo con un’indicazione su
quale debba essere il consigliere ideale, dal mio punto di vista, per una
società sportiva dilettantistica.
Il ruolo da consigliere va
ricoperto da due tipologie di persone: i giovani ventenni e i giovani
pensionati. I primi sono i giovani studenti universitari che hanno abbastanza
tempo a disposizione, almeno in certi periodi dell’anno, e che vogliono dare un
contributo con la loro presenza. I secondi invece sono coloro che possono
mantenere attiva la società per il tempo che hanno improvvisamente a disposizione.
Ovviamente in tutti i casi si deve trattare di persone attive, capaci e appassionate
al contesto sportivo in cui si inseriscono; devono poi essere persone
competenti. Specialmente in questi ultimi anni la figura del dirigente sportivo
assomiglia sempre più a quella di un manager aziendale. Infatti gli obblighi
legislativi, soprattutto fiscali, impongono il rispetto di normative complesse,
con risvolti penali notevoli. L’incarico quindi da consigliere non va preso con
leggerezza ma con assoluta responsabilità e c’è bisogno di tenersi
costantemente aggiornati.
2 commenti:
Caro Emmanuele,
fossero tutti come te, persone e consiglieri, cittadini e politici, le cose andrebbero non meglio ma ancor di più.
Nel mondo della voga ho conosciuto poche persone, tranne te e pochi altri, che hanno capacità di autocritica e nessuna arroganza nell'esporre oggettivamente le proprie opinioni.
I miei miglieri complimenti a te per questi 10 anni da consigliere, strappandoti la promessa che fra due anni tu possa ricandidarTi, dopo questa piccola pausa di riflessione
Con rispetto ed ammirazione
Antonio TROMBETTA
Caro Antonio, ti ringrazio per i complimenti ma non esagererei. Non è così semplice essere autocritici e dal mio punto di vista non lo sono come vorrei esserlo.
Fortunatamente esistono molte persone migliori di me nel mondo, solo che vediamo spesso solo i risvolti negativi della società. O peggio, molte volte reputiamo negativi certi aspetti che in realtà non lo sono: tradotto, molto spesso "facciamo di tutta l'erba un fascio" e non ci accorgiamo del valore di idee e persone che abbiamo davanti constantemente.
Non prometto nulla per il futuro. Ora devo pensare ad altro. Certo, non è detto che un giorno possa pensare di "tornare". Ad ogni modo credo che resterò legato alla Canottieri Giudecca con qualche incarico formale (ma praticamente mai attivo), tipo il collegio dei probiviri. Questo per dire che tanto tempo passato in un posto e con una certa mentalità non si può proprio spazzare via del tutto.
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